Sri Aurobindo nasce a Calcutta iI 15-8-1872.
Dai sette ai ventuno anni studia in Inghilterra,dove approfondisce la cultura europea. Tornato in India, ha incarichi ad alto livello nell’insegnamento e studia la tradizione indiana; a Calcutta s’impegna attivamente in politica, voce ispirata del partito nazionalista, ed è incarcerato per circa un anno ad Alipore, sospettato di estremismo.
Questo periodo segna una svolta nella sua vita; in carcere si immerge nello yoga e nella ricerca spirituale, e il suo primo obiettivo, quello della liberazione dell’lndia, è superato per uno scopo più vasto ed universale, l’avvenire dell’umanità, l’età nuova dello Spirito. Dopo la scarcerazione, prosegue ancora per un poco l’attività politica e giornalistica, fondando due settimanali. Ricercato nuovamente della polizia, riceve l’ispirazione divina di dedicarsi solamente allo yoga e partire per Pondicherry, India francese, dove rifugiarsi. Era il 1910, da quel momento la sua vita cambia, nel ritiro di Pondicherry, da dove segue comunque lo svolgimento degli avvenimenti del mondo, e dell’lndia, intevenendo con un’azione silenziosa, tramite I’energia spirituale.
Nel 1920 Mirra Alfassa, Mère, la Madre, lo affianca nell’lavoro spirituale e nel 1926 organizza l’ashram, perché il numero di discepoli, inizialmente alcuni compagni attivisti politici, aumenta. Da questo momento Sri Aurobindo interrompe ogni contatto diretto con i discepoli e con il mondo, non comparendo più in pubblico, tranne tre volle l’anno, in occasione dei Darshan. Si dedica interamente alla ricerca spirituale, che esprime nei suoi libri: la Vita Divina, la Sintesi dello Yoga, il Ciclo Umano, I’ldeale dell’Unità Umana, la Poesia Futura, i Saggi sulla Gita, “Savitri”, poema epico che ” è “la rivelazione suprema della visione di Sri Aurobindo” e altri e nelle moltissime “Lettere ai discepoli” che segue per guidarli nella yoga. I metodi dello yoga tradizionale conducono allo Spirito e fuori della vita. Lo yoga integrale di Sri Aurobindo, invece, s’innalza verso una coscienza superiore per farla discendere sulla terra perché trasformi mente, vita, corpo; realizzare quella che lui chiama la Vita Divina sulla terra è lo scopo del suo yoga.
Nella “Sintesi dello yoga” tratta la triplice via da seguire, e cioè lo yoga del lavoro, dell’amore, della conoscenza.
Aurobindo attribuirà allo studio dei testi sacri un’importanza rilevante ma limitata, perché il sadhaka, il praticante, che percorrerà quel sentiero dovrà assumere un’indipendenza dalla verità scritta, formandosi un proprio pensiero al di sopra di tutto ciò che ha letto, che ha udito, che leggerà e che udirà, perché egli non sarà un sadhaka di uno o più libri, sarà un libero ricercatore spirituale, sarà “il sadhaka dell’Infinito”. In virtù di quest’idea di libertà, Aurobindo riteneva inaccettabile la tradizionale concezione del guru come personificazione divina, come se fosse l’unico a detenere la chiave della felicità e del sapere divino, attribuendogli addirittura un’aura di onnipotenza. Egli considerava che il maestro dello Yoga Integrale dovesse avere “semplicemente il ruolo di “bambino fra i bambini”, un essere che non avanzi mai la pretesa di essere un guru per orgoglio umano o per un miglioramento personale. Egli dovrà essere consapevole che se gli è stato affidato un compito gli è stato affidato dall’alto, e che egli è pertanto un canale, un rappresentante, è un uomo che aiuta i suoi fratelli, una luce che accende altre luci, una potenza o una presenza di Dio che chiama a sé altre potenze di natura divina”.
Sri Aurobindo attribuisce dunque la definizione di Yoga Integrale alla via che intende tracciare. Si tratta di un’integrazione di tutte le forme tradizionali di Yoga vissute con una nuova apertura, ad un livello superiore. Egli affermava: “Le tradizioni del passato sono molto significative nel loro luogo e nel loro tempo, nel passato, ma non ha senso ripeterle pedissequamente e non andare avanti. Nello sviluppo spirituale della coscienza sulla Terra, ad un grande passato dovrebbe seguire un futuro ancora più grande”. Quello insegnato da Aurobindo può essere definito lo Yoga della libertà individuale, della responsabilità personale e dell’assenza di dogmatismo. Tre concetti dovevano essere ben chiari:
1 – Lo Yoga non deve essere una fuga dal mondo, ma una trasformazione del mondo.
2 – La realizzazione personale e la realizzazione della Terra devono andare di pari passo per arrivare ad una comunione cosmica.
3 – Sui vecchi, tradizionali, cammini yoga si deve percorrere un sentiero nuovo.
Sri Aurobindo considerava la pratica dello Yoga come una vera e propria “avventura spirituale”. Al centro di questa nuova avventura esisteva il concetto di “discesa”.
Fino a quel momento, lo yoga tradizionale aveva posto al centro l’idea di “salita”: in primis la salita, l’ascesa di Kundalini, l’energia misteriosa che giace addormentata alla base della colonna vertebrale, a livello di ogni Chakra fino al Chakra sacro della corona.
Aurobindo considerava l’ascesa e la sublimazione delle energie più grossolane come un’utile preparazione individuale a ricevere qualcosa di nuovo, di sacro, di superiore. Sulla base di questo principio esistevano tre condizioni necessarie che consentivano la “discesa” nell’essere di questa “nuova” Forza Divina: la prima è lo stato di abbandono e di apertura; la seconda è la fiducia e la capacità di affidarsi alla Potenza Superiore; la terza è il farsi da parte lasciando agire liberamente questa Forza nel proprio essere senza ostacolarne il cammino. Lo scopo finale dello Yoga Integrale consisteva nella divinizzazione eterna dell’essenza individuale: la rivelazione del Sé, l’esperienza diretta del Divino nella propria natura, che consente di realizzare l’unità spirituale di tutto il creato. Essendo un abile scrittore, descrisse in modo estremamente dettagliato tutte le tappe e i passaggi fondamentali da compiere per avanzare sul sentiero spirituale dello Yoga Integrale.
Sri Aurobindo lascia il corpo fisico il 5-12-1950, e affida alla Madre il compito di portare avanti l’ashram e il lavoro spirituale.
http://www.animazen.it/mere_e_sri_aurobindo.html
MERE
La Madre, Mère, il cui nome è Mirra Alfassa, nasce a Parigi il 21-2-1878. Fin dalla giovinezza approfondisce letteratura, filosofia, arti varie e inizia soprattutto a dedicarsi all’occultismo e alla ricerca spirituale. A più riprese ha la visione di un maestro che in seguito riconoscerà come Sri Aurobindo, quando lo incontrerà a Pondicherry.
Dal 1920 si stabilisce a Pondicherry, dove rimarrà tutta la vita, affiancando con il suo lavoro, pratico e spirituale, quello di Sri Aurobindo. Nel convergere delle loro visioni, vedono entrambi una trasformazione della vita dell’uomo sulla terra; a lei è affidata la responsabilità delI’ashram, quando Sri Aurobindo si ritira nella yoga, essendo lei il tramite diretto con i discepoli.
Scrive Sri Aurobindo: “La coscienza della Madre e la mia sono la stessa: la Coscienza divina che è una in due, poichè tale è la necessità del gioco… Chiunque si volga alla Madre fa il mio yoga… Nulla può essere fatto senza la Sua conoscenza e la Sua forza, senza la Sua coscienza. Se qualcuno sente veramente la Sua coscienza, sappia che io sono presente dietro a essa, se sente me, è lo stesso per la coscienza della Madre”.
Nel 1943 viene fondata la Scuola dell’ashram, che diventerà il Centro Universitario e poi il Centro Internazionale di Educazione Sri Aurobindo. Dal 1950 al 1958 la Madre tiene con i bambini della scuola e con i discepoli degli incontri regolari di studio e lavoro spirituale, trascritti nelle “Conversazioni”. Dal 1950 al 1973, il discepolo Satprem, raccoglie dalla sua voce la storia quotidiana del suo yoga, volto alla trasformazione della materia, per una nuova razza sulla terra, nella quale lo spirito sarà il ponte evolutivo nel corpo, così come la mente è stato il passaggio dall’animale all’uomo; è trascritto nei tredici volumi dell”‘Agenda”.
Nel 1968 venne posata la prima pietra di Auroville, vicino a Pondicherry: e la città che “appartiene all’umanità… e il luogo di un costante progresso, ponte tra passato e futuro, luogo di ricerca materiale e spirituale, per un’incarnazione vivente dell’Unità Umana… dove persone di ogni nazione vivono, seguendo lo yoga integrale…per vivere in Auroville bisogna essere i servitori della Coscienza Divina”.
La Madre lascia il corpo fisico il 17 -11-1973.